giovedì 16 febbraio 2012

VIVA ...

Una emozione nuova batte. Pulsa nel petto e agita il sangue. Una nuova esperienza mi appaga e mi quieta. E' da tanto che ho scordato me stessa, da troppo tempo ho dimenticato chi sono. Intenta solo al dovere il tempo mi ha vinta. Lo chiamano "stress". Odio questa parola racchiude in essa, in maniera corta, incompleta, in modo troppo sbrigativo ciò che rende infelici. Correre, svolgere compiti frustranti, sopportare l'insopportabile, ed è facile chiudere gli occhi per non vedere, per non vedersi. Si incomincia a non piacersi, con instillante disistima. Si accumulano chili e persone che succhiano energia. Vorresti riposare sotto la coltre di polvere che stagna sui tuoi statici mobili. Opacizza non solo il legno ma anche la tua vita che ... scorre e ... ti annulla. Poi, finalmente, per caso, nuova linfa. Come se qualcuno ti vedesse dall'alto, e incazzato, ti desse un'altra possibilità. Ti regala il dono della scrittura, ti offre in dono occhiali per guardarti ancora. Attraverso le lenti la miopia si attenua, e nitida appare la strada. Con diffidenza e paura provi a lasciarti andare e con stupore scopri che ti piaci ancora. Non tanto ma quanto basta a ... farti sperare. Non puoi sconfiggere il tempo ma puoi provare a sfruttarlo a tuo piacimento. Con sano egoismo. Lo apprendo su un palco polveroso con giovani plasmati dalle mie stesse paure. Mi intenerisco, mi rifletto in loro. Miei mancati figli usciti dall'utero di altre donne mi ridate energia. Ne assorbo il respiro, nel freddo, ricerco il calore. Fra mani fredde, cuori in tumulto mi riscopro forte. Mi quieto e cerco di infondere una calma materna. Io che madre non sono, mi dono. Grata li ringrazio, li porto nel cuore e ritorno al lavoro, agli amici di sempre.
(Rosalda Schillaci)

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