mercoledì 22 febbraio 2012

Una Donna: Oriana ...

Sono sbocciata fra le bombe. Il loro urlo prorompente mi ha risuonato nelle orecchie. Il fragore, temuto, opprimente, inutilmente, lo scanso, lo ricerco nel mondo. La guerra l'ho vissuta da donna acerba e quando ho potuto sono ritornata sui miei passi per rimestare il suo odio. Dicono, da sempre, che sono coraggiosa, un vero leone. Mi giudicano spudorata, egocentrica e il mio comportamento intessuto di accanita intensità.
Io donna ho vissuto alla pari di un uomo.
Non incasellata in un "Sesso Inutile" donna considerata, in molti paesi, alla stregua di niente.
Moderna "Penelope alla guerra" non mi sono rinchiusa in casa. Anche se a volte mi sarei attardata volentieri fra le pareti calde, accoglienti, con il sottofondo del ticchettio dei tasti della mia vecchia macchina da scrivere; con una pila di taccuini ricchi di appunti. Li preferisco di forma rettangolare con apertura a libro. Una delle mie tante fissazioni. In essi ho segnato le fobie altrui, i sentimenti e la vera personalità di chi ho incontrato. Sì, sono stata spudorata, spesso, alzando la voce ho tirato fuori dalle persone, parole che non avrebbero mai detto. Ad ognuno ho fatto ammettere paure e debolezze ponendomi sempre sul loro stesso piano. Anche quando provavano a intimorirmi. A volte ho inventato frasi che non erano risuonate nell'aria. Mai in mala fede, le avevo lette nei loro occhi, nei loro gesti.
Ho intervistato "La Storia".
Ho messo sotto il riflettore personaggi importanti e sotto la stessa luce mi sono avvolta anch'io.
Andando in giro per il mondo, lontana dalla mia città, Firenze, ho incontrato "Un Uomo".
Nel 1973 recandomi in Grecia ho conosciuto Alekos. Fiero e affamato di libertà. E' vissuto per cercarla,  l'ha trovata quando è morto.
Quando il 5 maggio 1976 avvenne il suo funerale fui l'unica a non mandare fiori. Vissi il mio dolore vestita di nero, stordita dall'odore di duemila corone che appestavano l'aria.
Intanto non riuscivo a non pensare al mio uomo. Il corpo che avevo stretto a me con passione travolgente era immobile. Mi sentivo priva di forza anch'io. La linfa vitale nelle mie vene si era arrestata con il suo respiro. La vita ci ha regalato pochi anni da trascorrere insieme. Attimi fugaci che hanno riempito una intera esistenza. Nulla dura per sempre. Non ho visto i tuoi capelli diventare bianchi.
"S'agapò tora ke tha s'agapò pantote": Ti amo ora e ti amerò sempre ...
 Nel 1975 ho scritto "Lettera a un bambino mai nato". Molti si sono chiesti se fosse un romanzo o una esperienza personale ancora oggi non ve lo svelerò ...
Per vincere il dolore ho continuato a vivere cambiando città. Ho scelto New York non per viverne le frenetiche abitudini nè i suoi abitanti. I miei rapporti con gli altri sono avvenuti spesso al telefono. Uscendo solo per lavoro o per lunghe passeggiate. Ho rifiutato mille inviti a party ...
Trasformandomi in pigra ho incominciato a ospitare nel mio corpo "L'Alieno".
Sapevo di essere giudicata come la giornalista Italiana più famosa nel mondo. Ero stata l'Inviato speciale per eccellenza. Invidiata dalle donne ho occupato lo spazio degli uomini.
 Ho intervistato uomini che prendevano decisioni riguardo al destino del mondo. Sono stata spalla a spalla sul campo di battaglia vivendo da soldato per provare quello che quegli uomini sentivano. Ho toccato con mano dolore, paura, frustrazione, fierezza e sconforto.
Ho dimenticato me stessa. Non ho costruito una famiglia rimanendo sola con i miei fantasmi. Per dieci anni mi sono isolata per combattere la battaglia più dura: il cancro.
Il suo nome lo dico ad alta voce. Non ho paura a nominarlo. Lo sento dentro di me come un animale, un alieno di un altro mondo che mi vuole distruggere. Sì, il nostro è un rapporto fra due nemici che si vogliono distruggere a vicenda. Odio essere malata divento brutta e dimagrisco. Fino al 2001 lotto nel silenzio della mia casa. Poi un attentato a New York. "L'attentato" alle torri gemelle e ritorno a parlare. Suscito ancora scalpore. Non sono una falsa modesta riconosco il mio valore etico e professionale. Sono Una Donna non ho partorito dei figli. I figli sono stati i miei libri. Questo rimane di me al mondo.
Il 15 settembre 2006 ricoprono la mia bara di terra. Ho 77 anni. Lacrime di amici e parenti scorrono su visi addolorati. Nessuno carne della mia carne.
Sulla tomba tre rose gialle nella bara una copia del "Corriere della Sera" e l'ultimo omaggio di un amico.
La mia penna ha finito l'inchiostro ...
E' giunta l'ora di andare . Ciascuno di noi va per la propria strada: io a morire voi a vivere. Che cosa sia meglio, Iddio lo sa. (Platone, Apologia di Socrate.)
(Rosalda Schillaci)

giovedì 16 febbraio 2012

VIVA ...

Una emozione nuova batte. Pulsa nel petto e agita il sangue. Una nuova esperienza mi appaga e mi quieta. E' da tanto che ho scordato me stessa, da troppo tempo ho dimenticato chi sono. Intenta solo al dovere il tempo mi ha vinta. Lo chiamano "stress". Odio questa parola racchiude in essa, in maniera corta, incompleta, in modo troppo sbrigativo ciò che rende infelici. Correre, svolgere compiti frustranti, sopportare l'insopportabile, ed è facile chiudere gli occhi per non vedere, per non vedersi. Si incomincia a non piacersi, con instillante disistima. Si accumulano chili e persone che succhiano energia. Vorresti riposare sotto la coltre di polvere che stagna sui tuoi statici mobili. Opacizza non solo il legno ma anche la tua vita che ... scorre e ... ti annulla. Poi, finalmente, per caso, nuova linfa. Come se qualcuno ti vedesse dall'alto, e incazzato, ti desse un'altra possibilità. Ti regala il dono della scrittura, ti offre in dono occhiali per guardarti ancora. Attraverso le lenti la miopia si attenua, e nitida appare la strada. Con diffidenza e paura provi a lasciarti andare e con stupore scopri che ti piaci ancora. Non tanto ma quanto basta a ... farti sperare. Non puoi sconfiggere il tempo ma puoi provare a sfruttarlo a tuo piacimento. Con sano egoismo. Lo apprendo su un palco polveroso con giovani plasmati dalle mie stesse paure. Mi intenerisco, mi rifletto in loro. Miei mancati figli usciti dall'utero di altre donne mi ridate energia. Ne assorbo il respiro, nel freddo, ricerco il calore. Fra mani fredde, cuori in tumulto mi riscopro forte. Mi quieto e cerco di infondere una calma materna. Io che madre non sono, mi dono. Grata li ringrazio, li porto nel cuore e ritorno al lavoro, agli amici di sempre.
(Rosalda Schillaci)

venerdì 10 febbraio 2012

IL SAPORE DEL SOGNO




Nella luce smorzata,
inquieta scende la sera.
Fluide immagini
senza freni e,
nel sonno mi riscopro a volare,
ad amare chi voglio.
Quiete si spengono suoni e luci.
Mi immergo nella notte.
Appagata e leggera,
sconvolta o serena?
Mi sveglierò ancora con il
sapore di un bacio sulle labbra,
sulla pelle, morbide carezze proibite?
Sognare non è peccato,
peccato è non sognare.
Giudicati da chi mente
a se stesso.
Da chi invidia l'altrui coraggio.
Ombre meschine e vuote,
confinate oltre il velo della realtà.
Ignorali.
Nei sogni conduci chi vuoi,
recati nei luoghi che vuoi.
Lontano dal freddo e dal caldo,
ritroverai finalmente chi sei.
Scrivere non è sognare?
Da sveglia continui a volare.
(Rosalda Schillaci)
(Foto Claudio Masetta Milone)